Nella città occupata BerdianskI, i soldati russi hanno rapito la giornalista Victoria Roshchina
Victoria è stata tenuta prigioniera dagli occupanti russi dal 12 al 21 marzo. Fin dall’inizio della guerra, aveva realizzato video e scritto articoli dalle zone calde dell’Ucraina orientale e meridionale. Dopo il suo rapporto da Energodar, aveva deciso di preparare una storia su Mariupol. Messasi in viaggio da Zaporizhzhia, fu trattenuta dall’esercito russo.
Venne portata nell’edificio dell’amministrazione distrettuale di Berdiansk, dove gli ufficiali dei servizi di sicurezza russo parlarono con lei, cercando di convincerla a collaborare.
Dopo che Victoria si rifiutò, le coprirono gli occhi con una sciarpa, trasferendola in un altro edificio.
“Gridai che ero un giornalista e che mi avrebbero cercata, che stavano facendo un errore e che non se la sarebbero cavata”, scrive la Roshchina. “Come ho scoperto in seguito, mi portarono al locale ufficio del Servizio di sicurezza dell’Ucraina”.
Di tanto in tanto, i russi la chiamavano per interrogarla e usavano “i tipici metodi di pressione”. Alla fine, sotto coercizione, la giornalista registrò un video in cui affermava di essere stata trattata umanamente.
Successivamente, venne portata alla prigione di Berdiansk, dove trascorse la notte in una cella senza riscaldamento e illuminazione. Al mattino, fu portata fuori dal cancello e rilasciata.
Ore più tardi, i media filo-russi e i canali Telegram iniziarono a trasmettere il video in cui Victoria Roshchina smentiva le sue affermazioni secondo cui i servizi russi la tenevano prigioniera e affermava che questi le avevano salvato la vita.
Quel video era stato registrato dalla giornalista come condizione per il suo rilascio, sotto la pressione e la coercizione delle forze di sicurezza russe.